
Marcello, furfante con tanta voglia di far danni. Un foulard della nonna, coppola e occhiali da sole del nonno morto -che se la nonna lo sà son cazzi- coprono il muso brufoloso sudicio di merendine ingurgitate con avidità. La fionda se l'era fabbricata da sè con un ramoscello colto al torrente dove non si può andare senno anneghi. La vetrina del negozio di abiti da sposi con la coppia di manichini agghindati che si fissano negli occhi spenti. Non si può sopportare tanto!
Ore 14:00 di un afoso lunedì d'agosto di chissà quale anno perso nella memoria di Dio, sempre che ne possieda una. Il piccolo delinquente nascosto dietro il cassonetto dell'immondizia colmo, straripante del pasto che il quartiere gli cagava in bocca. " non c'è un cane!" - pensò tra sè - " non c'è da aspettare un attimo. Devo agire!" - Tiro secco e il suono della vetrina in frantumi .- " Corri scappa sennò finisci male"- la mente senza sosta. L'eccitazione e l'adrenalina pompano il corpo sudato che corre sulla strada tra i vicoli, per sfuggire allo sguardo d'indiscreti testimoni.
La corsa s'arresta due incroci più giù, verso casa. Non un verso di cane. Non un alito di vento a spezzar la tensione. Marcello torna ad agio sui suoi passi. Si sà, un criminale ricalca sempre la scena del crimine. La vetrina vuota e la sposa a terra con la testa mozzata di netto lo fecero ridere di gusto! Nella confusione non si accorse di un particolare: lo sposo era sparito. Quando il riso da ebete comincia ad affievolirsi, si accorge che manca un particolare.
Il particolare si fa subito notare. Bam!Bam!Bam! Tre mazzate tre! Secche sul capo scemo del putto scemo. "Ahia! Ma chemmale!?! Ma chissei?!?"- esclamò. Non una parola di risposta. Scaraventato a terra, si ritrovò mesto a parar colpi col capo chino senza saper chi fosse il suo feroce aggressore. I colpi freddi, alle costole, sulle reni, agli orecchi; apre un occhio per rendersi conto di chi potesse essere il bruto. Sgomento si stropiccia l'occhio buono - quello non gonfiato dai cazzoti presi - non crede a ciò che vede. Una lacrima sintetica bruciava la sua guancia, colava dall'occhio dello sposo ferito nell'onore, scavato nel cuore di un corpo in apparenza senza vita. Quel manichino che portava ancora disegnato lo sguardo innamorato "di fabbrica", trasudava odio e animato dal rancore della perdita della sua sposa, picchiava duro senza sosta per annegare nella sete di vendetta.
Si piscia addosso il piccolo coglione e si sveglia grondante di sudore nel lettino della sua cameretta. "Mio dio era solo un sogno!" - esclama ad alta voce - " sembrava così vero che..."
Il sonno lo riprende con se tutto pisciato. Suonan le campane della messa delle otto. Le vecchiette, rosario alla mano, mormorio perpetuo, passo triste verso il portone della chiesa. Marcello non capisce. Cerca di sgranare gli occhi ma non vi riesce. Sono come bloccati. Si sente addosso una strana smorfia da imbecille, come se stesse sorridendo senza saper perchè. Davanti al suo sguardo incredulo c'è il manichino di una donna bellissima vestita da sposa. Sente una sensazione di pace mista ad eccitamento percorrergli tutto il corpo. Corpo gelido, gelido sintetico. Sente che l'ama. Dio se l'ama. Sente come un suono di pioggia provenire dalla sua destra, ma nulla lo sfiora. Con la coda dell'occhio - che non può spostarsi dall'immagine della sua Dea - vede cadere tanti chicchi di riso. Scorge un vetro tra loro e il riso. Un bimbo biondo e moccioloso urla con il muso appiccicato al vetro -"Viva gli sposi, viva gli sposi, viva gli sposi!"- Nei suoi occhi lo sguardo di chi è rinato. Rinato e si fà beffe della morte. Marcello ora capisce. Sà tutto perfettamente. Una lucidità tagliente è penetrata nel suo intimo. Il moccioloso biondo aveva indossato i suoi abiti un tempo. Non gliene fregava un cazzo a dirla tutta. Marcello doveva solo Amare la sua Sposa e che il mondo la fuori andasse a farsi fottere!!! Viva gli sposi! Viva gli sposi! Viva gli sposi!
1 commento:
bello questo raccontino!!!
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